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Le cose che ci fanno male

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I am a gem Extra: Intermezzo

Giorgia Ori
set 24, 2024
∙ A pagamento
10

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Le cose che ci fanno male
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Preludio
Questa newsletter potete leggerla meglio qui. Le immagini sono screenshot di opere d’arte, prima e ultima di Mirella Bentivoglio e quelle centrali dell’artista Daniel Robin Clurman—che ho avuto la fortuna di conoscere, e che vi invito a seguire QUI (in fondo trovate la didascalia!).
Le uscite di ottobre saranno quattro: newsletter mensile, video-recensione del libro Undermining di Lucy Lippard, audio #4, intermezzo. Via <3


Avete presente quel momento in cui conoscete *benissimo* l’agenda del vostro caffè? Intendo: quando arrivate a dire frasi del tipo “no, dopo le 14 non posso più bere caffè” “ho già bevuto 3 caffè” “un caffè d’orzo, grazie”.
Quel momento in cui sapete a che punto della giornata siete in base ai caffè bevuti, e quelli che potete ancora permettervi. Che meraviglia conoscersi così bene. Primo caffè della giornata: effetto noto, secondo caffè: yay, terzo caffè: ci siamo quasi, quarto caffè: non devo *mai più* bere il caffè dopo pranzo!, quinto caffè: collasso.

Io vorrei che le cose che ci fanno male ci facessero male come il caffè: in modo quantificabile e prevedibile: sempre uguale, stessi effetti. Che si riuscisse a trovare un compromesso: okay okay, oggi starò un po’ malino, domani faccio meglio.

Invece si insinuano nella nostra quotidianità come dei cavalli di troia, e siamo stracolmi di questi cavallini che sono stracolmi a loro volta.

Lasciamo fuori le cose ovvie, come malattie, lo zucchero, la misinformazione, ecc. Lasciamo fuori anche i social o la pubblicità a cui dedicherò intermezzi ad hoc. Qui segue una lista di cose non-immediate che ci fanno male:

10 COSE CHE CI FANNO MALE

1. I Corsi di formazione

Oggi ho fatto ben 2 corsi di formazione, uno al mattino e l’altro al pomeriggio. Al mattino: ESP, al pomeriggio: Excel. Per quante ore di fila una persona può parlare di Excel? Spoiler: all’infinito.
Al mattino il corso era molto simile ad una lezione di Tuscolano del vecchio Zelig, e ad un certo momento ho pensato: ma perché? anzi, per chi? Mentre al pomeriggio ero ormai convinta di una cosa: quando moriremo tutti (travolti dall’arca di Noè su un mare di lacrime) ci sarà *sicuramente* un uomo in call su Webex le cui ultime parole saranno “la tabella piiiiiiiivot”. Glug.

2. Il“farci il callo”

L’anno scorso non riuscivo a credere che andavamo avanti con le nostre vite come se niente fosse, come se non vedessimo una guerra in dettaglio ed in diretta. Poi ci ho fatto il callo. Sono tutta un callo infatti ora che ci penso. Passo le giornate a farci il callo. Non mi rispondono: callo, non mi fanno passare sulle strisce: callo, non digerisco il lattosio: callo. Spero che prima o poi avrò modo di limarlo via tutto sto callo e far uscire da sotto una pelle rosa ed una vita nuova.

3. Il rumore

Dicono che dopo l’inquinamento ambientale, sia quello acustico a mandarci nell’aldilà. Bum. E’ per questo che uscirono opere d’arte come questo album.
Ma di rumore lascio che ve ne parli Nicolò Porcelluzzi, nel suo me-ra-vi-glio-so podcast “Sonar”, ed in particolare nella ultima puntata (su Spotify).
Ma con rumore intendo anche il rumore delle notizie, di una vita tra i social media, di un mondo in cui ognuno ha cose da dirvi, e articoli da pubblicare migliori di quelli letti il giorno prima. Io scrivo sempre sperando di fare il meno rumore possibile, vorrei che i miei testi fossero comodini dove riporre anche i vostri pensieri, divisori in plastica-senza-pretese, bidoni dentro cui buttare anche la vostra polvere.

4. Il dating di scarsa qualità

Per proteggervi da questo male ho stilato una lista di 10 domande da fare ad una persona prima di chiederle di uscire (la trovate in fondo a questa newsletter), spero che sia per voi la svolta! Per me un po’ lo è stata.

5. La politica di scarsa qualità

Sulla politica suddivido il punto in 3:
- DDL Sicurezza: non so voi, ma ieri mentre c’era il nubifragio e l’acqua ci entrava in cantina, usciva dai lavandini, e ci annacquava l’anima, io stavo proprio pensando “menomale che gli attivisti per il clima da oggi andranno in galera!”. Anche voi? Scommetto anche voi. Non è bello quando puoi rincuorarti e sentirti *veramente al sicuro*?
- La presa per il cül: tuttavia non finisce qui. Se infatti voi avete studiato qualcosa di sociologia politica, sapete bene che più un Paese aumenta il welfare (sanità, parchi, cultura, istruzione, città sostenibili, arti, ecc) più la cittadinanza è propensa a diminuire l’acquisto di beni materiali. Beni tangibili > beni materiali
Allo stesso modo, una politica che diminuisce drasticamente le spese sul welfare, spinge la cittadinanza al consumismo dannoso. I nostri politici chiaramente ci hanno venduto alla pubblicità. Ci hanno venduto al peggior offerente, bro.
- L’impoverimento culturale ed il nazionalismo: di questo non dico niente, perché in modo perfetto dice tutto già Remotti in questo video. Aggiungo però che ogni crollo, di ogni civiltà, è stato preceduto da un impoverimento culturale di quest’ultima.

6. Il cul-de-sac

Siamo dentro ad un double-bind, dicono gli esperti, un doppio vincolo, capito? Un cul de sac per farla semplice. Il cul de sac è questo: è tanto utopico pensare di poter cambiare il nostro stile di vita quanto pensare di poterlo sopravvivere. E quindi? Siamo bloccati da una parte e dall’altra, come la bread-and-butterfly di Alice -che comunque vada, muore. E noi moriremo “nell’impossibilità di adattarci alla pace e ad una tecnologia povera” (la teoria dell’Antiabitudine, e il lavoro di Yona Friedman, di cui vi lascio questo articolo di Flash Art).

7. Le Gerarchie (dove non devono essere)

Anche in questo caso ve ne cito 3:
- La gerarchia delle relazioni
Dritta al punto: pensare che la relazione di coppia sia più importante delle altre e non coltivare le amicizie, ad esempio, o la relazione con sé, ci manda dritti dritti alla depre.
- La gerarchia del senso della ‘vista’ sugli altri sensi
Molte cose non le vediamo e le rompiamo (tipo le relazioni) o le inquiniamo (tipo l’aria). Questa e’ proprio una bella burla della vita: le cose più importanti ce le ha fatte invisibili! E noi siamo ancora qui a credere così tanto alla vista!
- La gerarchia delle intelligenze
Questa poi… la mia preferita. Non solo abbiamo creato una gerarchia delle intelligenze (stupido!), ponendo per ultime proprio le piante, un po’ più su gli animali, poi noi… NO! Abbiamo messo in cima la più farlocca di tutte che è quella artificiale. Siamo o non siamo geniali? L’A.I. è certamente un utilissimo strumento per prevedere e presapere le cose, ma non avendo un corpo non può avere intelligenza! Così ci siamo tutti rincoglioniti, aspirando ad essere guidati da un’intelligenza che non è nemmeno una forma di vita.

8. Pensare di pensare

Il pensiero nasce nello spazio tra i nostri corpi, nasce nella società, poi ci attraversa e fuoriesce in comportamento. Tutta questa idea che i pensieri sono dentro di noi è una cosa che avremmo dovuto lasciare nel ‘700 (secolo più invasato di sempre). I pensieri ci invadono, ci attraversano, si annidano dentro di noi, ma non iniziano dentro di noi e non finiscono dentro di noi! “Forse state pensando di pensare, ma in realtà state pensando i pensieri della vostra cultura” disse un certo Krisnamurti

9. Le discariche morali

Ho sentito questo termine questa mattina da (the hero) Ferdinando Cotugno. Il 2050 è una discarica morale per continuare a consumare/inquinare ma con la coscienza pulita. Ora vorrei che vi chiedeste in quante occasioni facciamo ricorso a queste “discariche morali”. Pensare che qualcosa che stiamo facendo, per quanto grave, sia meno grave solo per la nostra dichiarata volontà di cambiarla o migliorarla prima o poi. Credo il tutto provenga da questa therapy-era in cui siamo immerse: se sei a conoscenza del problema sei già a metà strada.
Io penso che nel nostro settore, quello dell’arte, la più grande discarica morale sia… il trattino! Avete presente
post-garden
post-human
post-modern
post-sviluppo
Noi siamo la generazione trattino, altroché. Ci siamo trovati una bella comfort zone passiva, siamo tra le parole, tra il tempo, e lì non dobbiamo fare niente se non riflettere…

10. Le categorie

Ogni anno cresco e capisco quanto ad ucciderci siano le categorie. E quanto importante sia l’arte perché capace di creare un linguaggio per definire tutte le cose che strabordano le categorie, che vivono nella zona dei grigi, le cose per cui non sappiamo esprimerci a parole, per cui non sappiamo formare i pensieri, o veicolare le sensazioni. Fuori dalle categorie possiamo significare il mondo, immaginarci al di là del crollo, possiamo amare in modo libero, e conoscerci per davvero. Sono grata a tutte le persone non binarie che mi hanno insegnato il potere della fluidità, che la vita è nuotare e mai stare ferme, che non esistono i bordi che disegnavamo da piccoli, e che siamo capaci di stare nell’entropia, perché da sempre siamo stati universo in espansione ed abbiamo viaggiato per migliaia di anni attraverso migliaia di corpi.



PS. Visto che, in quanto esseri umani, amiamo la simmetria, prima o poi pubblicherò anche un post delle 15 cose che ci fanno bene. Anche se solo una cosa ci fa bene davvero, e come ci ricorda questo vecchietto, questa cosa è l’amore.



Ah, a proposito di amore… ecco le 10 domande da fare ad una persona prima di uscirci (o prima di continuare ad uscirci):

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